Sesto appuntamento della rassegna letteraria racCONTA LA MONTAGNA V Edizione – a.a. 2021-2022.
L’alpeggio. Uno spazio ristretto nel tempo breve di un’estate, ma uno spazio vastissimo nell’inanellarsi degli anni, e uno spazio immenso se misurato seguendo le tracce lasciate dal filo rosso della memoria.
«Sono partito là dove nascono le Alpi, al confine tra Piemonte e Liguria, in un luogo familiare, circondato da gente a me conosciuta, più di sessant’anni fa. Sono partito con un piccolo zaino, otto mucche e l’idea che raggiungere la montagna avrebbe significato conquistare il mondo.»
La montagna, per quel bambino di nome Annibale Salsa, ha la forma di un alpeggio e si chiama Conca del Prel. Lassù trascorre la prima di tante estati in compagnia dei malgari e dei ritmi sempre uguali della mungitura, del pascolo delle bovine, dei pasti consumati nel silenzio di un prato o la sera davanti al fuoco. Impara come nascono formaggi che danno il loro nome a vallate e montagne; prova paure ancestrali – quella del temporale più di tutte – e sente crescere dentro di sé il legame con un mondo che diventerà il centro della sua vita e della sua professione di antropologo. In questo libro Salsa è prodigo di informazioni e notizie preziose su tutto quanto costituisce, nella varietà di espressioni che assume nell’arco alpino, il patrimonio di saperi e di storie che ruota attorno al mondo dell’alpeggio. Ma a renderne davvero toccante la lettura è l’emozione profonda che lo percorre. C’è una prima volta per salire e una prima volta per scendere… o forse per non scendere mai più: «Ho vissuto il primo ritorno patendola stretta feroce della nostalgia, un sentimento nuovo per il bambino che ero. Ma poi, solo ora posso dirlo veramente, non mi sono più fermato. In un certo senso, non sono mai tornato dalla Conca del Prel». Prefazione di Marco Albino Ferrari.
È nato a Lavagnola, nell’entroterra di Savona davanti al Mar Ligure, ma ha sempre puntato lo sguardo alle sue spalle, verso i monti, in cima a quegli alpeggi in cui parte della sua famiglia ha consumato una intera esistenza. È per questo che è diventato il più importante antropologo alpino italiano. Ha insegnato Antropologia filosofica e Antropologia culturale all’Università di Genova. È stato Presidente generale del Club alpino italiano e del Gruppo di lavoro «Popolazione e cultura» della Convenzione delle Alpi. Attualmente è Presidente della Scuola per il Governo del territorio e del Paesaggio di Trento.